[:it]
Il protagonista dell’intervista di questo mese si chiama Marco Piras, ha 22 anni ed è prossimo alla laurea in Trasportation Design allo IAAD di Torino. La sua grande passione? Le auto, ovviamente, e il disegno. E stiamo parlando di un amore incondizionato fin dai tempi dell’asilo, quando il piccolo Marco, invece di ritrarre la propria famiglia con la classica casetta stilizzata sullo sfondo, la disegnava dentro un’auto blu profondo con i visi tutti sorridenti.
Con questa premessa era facile intuire che le 4 ruote avrebbero avuto un ruolo molto importante nella vita di Marco. Ma lasciamo la parola al diretto interessato!
Come è nata la passione per il disegno?
Ho cominciato a disegnare auto già da bambino: amavo le superfici metallizzate, la fredda lamiera, l’odore della pelle dei sedili. Disegno e progetto auto nello specifico, ma la passione si dirama anche sulle due ruote, che siano scooter per uso quotidiano o moto supersportive dalle linee accattivanti.
Cosa stai studiando in questo momento, cosa ti piacerebbe fare?
Sono al 3° e ultimo anno di Transportation Design presso lo IAAD di Torino, un’università specializzata nel disegno di mezzi di trasporto. Essendo nato in Calabria per me è stato un grande sforzo lasciare gli affetti (famiglia e amici) per trasferirmi in una grande città. Il mio sogno è quello di poter fare della mia più grande passione un futuro: disegnare auto, progettarle da zero o contribuire a creare una serie di kit sportivi per qualche carrozziere che tratta auto modificate (Liberty Walk per intenderci).
Quali sono i modelli che ami di più?
I modelli di auto che amo di più sono quelli che hanno 4 ruote e un motore: è un amore incondizionato, ogni auto ha una storia dietro, mi sarebbe difficile dover sceglierne tra tanti. Amo le auto classiche americane (nello specifico Shelby Cobra 427, Chevrolet Stingray 1967, BMW 507), quelle europee (Lancia Delta, Lancia Stratos, Mercedes SLS) e quelle giapponesi (Nissan Skyline, Datsun 240z e Datsun 510). Tra le auto attuali invece un posto d’onore va all’ Alfa Romeo 4C, Lexus LFA, Toyota GT-86, tre delle innumerevoli auto che sogno di comprarmi.
Quali tecniche usi per disegnare e colorare le tue “opere”?
Le tecniche di colorazione sono varie: delle volte mi affido alla sola colorazione a grafite classica (scegliendo una serie di matite dure e morbide), altre volte integro matite bianche e nere con pennarelli ad alcool (Copic), anche se credo che la tecnica più interessante che uso sia quella con i gessetti: solitamente comincio con una base di pennarelli ad alcool, per definire il colore netto, poi prendo i gessetti e, consumandoli leggermente con un taglierino, uso la polvere del gessetto con un po di borotalco per amalgamare il colore e lo stendo con i dischetti struccanti di ovatta. Uso poi del fissante spray per fissare il gessetto al foglio, in modo tale da non rovinare in futuro il colore.
Di quale disegno sei più soddisfatto?
Il disegno che preferisco è quello della Buick rosso fuoco del 1949. La considero l’illustrazione più bella e sicuramente la più faticosa. Il formato è A2 (420x594mm), la realizzazione mi ha occupato una settimana. Prima di sviluppare quella anteriore in formato A2 avevo illustrato la stessa Buick in formato A3 nella vista posteriore, mi aveva rapito il colore e le superfici del veicolo. La considero una delle mie preferite perchè ci ho messo molta passione oltre che molto tempo per illustrarla al meglio. Il livello dei dettagli è maniacale, più si avvicina lo sguardo e più si notano.
La realizzazione è cominciata stendendo il volume generale della Buick con una matita leggera, su sfondo luminoso. Dopo aver tracciato le linee generali, ho steso il nero generale con pennarelli ad alcool (Copic, più precisamente Copic 10 Cold Gray), dopodiche sono passato a delineare tutte le cromature e, in generale, le colorazioni in scala di grigio (Copic scala di tonalità calde e fredde).
Segue poi la stesura del colore rosso fuoco della fiancata, parte del tettuccio e cofano, sempre con Copic (R29 Lipstick Red). Le parti sfumate sono state invece realizzate con un gessetto della Schmincke (codice 044B), un gessetto molto morbido: con la lama di un taglierino ho ricavato la limatura del gessetto molto sottile (più è granulosa e più la stesura del gessetto risulterà a strisce) e, mixandolo a un po di borotalco in polvere, ho steso il colore ripiegando un disco di ovatta due volte, ricavando la forma di uno spicchio. Per coprire le parti da non colorare, mi ritagliavo semplicemente delle “maschere” di fogli normali da applicare sopra il disegno tenendole con un po di nastro di carta.
Ad ogni stesura di gessetto e borotalco seguiva una stesura di fissante per colori spray (anche la lacca per capelli va bene), per fissare il colore al foglio e creare un altro strato su cui passare ulteriormente il gessetto per dare contrasto (per riuscire ad avere un contrasto simile ho ripassato il gessetto e il fissante una decina di volte). La fiancata segue lo stesso procedimento: borotalco e gessetto bianco. Infine il tocco finale: matite bianche e nere, penna a gel bianca e nera e tanta pazienza per rifinire tutti i dettagli.
Quali consigli ti senti di dare a chi vuole iniziare a disegnare?
Il disegno è alla portata di tutti. Come per ogni cosa, la passione e la voglia di sperimentare deve essere la vostra guida. Siate creativi, sperimentate e lasciatevi trasportare. Non date corda a chi vi dice che il disegno è riservato ai pochi eletti che sono dotati. Una cosa che la scuola non può insegnare è quella di esprimere voi stessi.
Tradizionalista o digital?
Ci sono molte persone che apprezzano la manualità e l’artigianalità per così dire del tratto a mano, forse perchè nessuno può replicarlo, forse perchè è il disegno puro e emozionale, non può essere modificato: se disegnato male la colorazione può solo accentuarlo, se disegnato bene la colorazione manuale può solo valorizzarlo. La colorazione a Photoshop è forse più fredda, ma mette tutti sullo stesso livello di partenza. Personalmente preferisco la colorazione digitale perchè riduce notevolmente i tempi di esecuzione, permette a chiunque di avere uno stile proprio partendo da basi preimpostate e, per i più creativi, pone le basi per creare nuovi stili. Va detto anche che stiamo entrando sempre di più in un’epoca dove la tecnologia sta sostituendo la maggior parte delle funzioni che fino a qualche anno fa eravamo abituali a fare diversamente. Photoshop è uno strumento da usare con parsimonia: prima di usarlo, a parere mio, bisogna guardare al passato e sporcarsi le mani.
Come scegli i soggetti dei tuoi disegni?
Il più delle volte la spinta emotiva sceglie i soggetti da disegnare, le sensazioni che si provano nel momento in cui si vede qualcosa di gradevole, di seducente, qualcosa che ti faccia sorridere o anche solo pensare a qualcosa di diverso dalla solita monotonia quotidiana. Essendo un appassionato di fotografia e fotografo amatoriale, scelgo i miei soggetti in base alla vivacità dei colori, alla purezza dei materiali, ai riflessi, alla presenza di tonalità di colori gradevole alla vista.
Hai mai fatto disegni su commissione?
Il disegno di illustrazioni simili è una passione, l’ho sempre vista come tale, ciò non toglie che se qualcuno mi dovesse chiedere un disegno su commissione sarei felice di poterlo realizzare!
Preferisci “riprodurre” la realtà o ti senti in grado ricreare da zero vetture che non esistono?
In quello che faccio, le due cose devono relazionarsi: bisogna imparare da ciò che è stato prodotto per poter produrre qualcosa che ancora non esiste. Per la maggior parte progetto veicoli che ancora non esistono, ambientandoli in contesti odierni come anche in contesti futuristici. Creare qualcosa da zero è facile, il problema è ambientarla in un futuro ipotetico: per quanto una persona può immaginare il futuro, alla fine sarà completamente diverso da come ci si aspetta: quasi un secolo fa si immaginavano le vetture come veicoli futuristici dalla forma sferica a levitazione magnetica, senza carburante fossile, eppure a distanza di 100 anni le vetture non sono cambiate poi così tanto: hanno sempre 4 ruote, un motore, dei sedili e un volante!
Come ti vedi tra 10 anni?
Voglio essere ottimista: mi vedo al fianco (o a capo) di un team di progettisti affiatato, con grande voglia di sperimentare e creare cose nuove, magari non solo auto, guardando ancor di più al futuro.