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L’organizzatore Andrea Scorrano ci illustra le principali novità di questa edizione del Time Attack Italia, un vero e proprio campionato alla cui base c’è una passione sfrenata per la pista.
Correva l’anno 2011 quando si ebbe l’idea di portare in Italia uno dei campionati più elettrizzanti del panorama internazionale, un fenomeno che fonda le proprie origini in oriente e che è ormai entrato nel cuore di tutti i nostri connazionali appassionati del mondo delle corse, il Time Attack.
Un fenomeno che fa della rincorsa al tempo migliore la propria principale caratteristica e che esalta doti di preparatori e piloti, che devono lavorare a stretto contatto per sfruttare al meglio l’unico giro cronometrato disponibile. Non potevamo non parlarne con lui, da sempre il principale organizzatore di tale competizione, Andrea Scorrano, che ci ha gentilmente concesso un’intervista nella quale ci illustra la storia di Time Attack Italia e le più importanti novità di questa edizione:
Andrea, come è nata l’idea di portare nel nostro paese il Time Attack?
La mia passione per le corse è certamente alla base di tutto. Non potendo intraprendere la carriera di pilota per determinati motivi, ho deciso, ormai sei anni fa, di entrare in pista in altre vesti, e di portare in Italia una competizione della quale praticamente nessuno era a conoscenza, essendo soprattutto famosa in Giappone e negli Stati Uniti d’America.
Quanto è difficile organizzare una competizione di tale portata?
Difficilissimo, direi. Specialmente è molto complicato trovare un numero importante di vetture che mi consenta in questo modo di proporre dei prezzi adeguati per questo tipo di manifestazioni.
Quali sono le principali novità di quest’anno?
Le novità di questa edizione sono davvero tante: le classi sono state innanzitutto modificate, nel tentativo di creare più equità con uno sguardo rivolto alla crescita dei piloti e delle auto. Il cambiamento più rimarchevole, rispetto agli anni precedenti, riguarda la serie, che si è ora divisa in tre: la Street Series, che è dedicata alle vetture stradali o, in alcune classi, a vetture racing equipaggiate da pneumatici semislick; la Pro Series, nella quale corrono solamente vetture racing con semislick; la Historic Series, dedicata alle automobili prodotte sino all’anno 1986, che si divide in ben sei categorie, le quali garantiscono il più alto livello di bilanciamento prestazionale possibile.
Che cosa si aspetta da questa edizione? Sembra che si possa ampiamente replicare il successo delle precedenti.
Per prima cosa, il successo fa piacere, ma non è mai stato il mio principale obiettivo: come già detto precedentemente, questa è soprattutto una passione, e la mia soddisfazione più grande consiste nel vedere i piloti felici di essersi divertiti in sicurezza. Quest’anno mi piacerebbe assistere ad un incremento delle performance ed ad una crescita personale dei drivers, con la speranza di veder competere nelle classi Pro tanti ragazzi che fino a poco tempo fa correvano nelle Street. Questa sarebbe una importante dimostrazione di progresso, dal momento che aumenterebbero proporzionalmente performance e sicurezza, in vero stile Time Attack.
Il 9 Aprile è andata in scena la prima tappa del 2017, in quel di Imola. Come è andata?
Un inizio più complicato del previsto, sicuramente. E’ stata una giornata davvero impegnativa sotto molteplici punti di vista, dal momento che stiamo testando delle gomme semislick omologate per le vetture stradali e questo richiede ovviamente parecchio tempo e molto impegno. Dal prossimo anno le abituali gomme che abbiamo utilizzato fino ad oggi non saranno più disponibili, a causa delle nuove normative della Comunità Europea sull’inquinamento. Probabilmente, in ottica 2018, se lo sviluppo e i dati raccolti ce lo consentiranno, proveremo una innovativa monogomma a Monza.
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