Nissan Datsun 260Z

Il proprietario di una singolare Nissan Datsun 260Z ci racconta i segreti dietro alla trasformazione della sua auto

Spesso si dice che le cose più belle comincino per caso, e nel caso di Robin e della sua magnifica Nissan Datsun 260Z è proprio vero: il giovane olandese si è imbattuto in questa coupè nipponica e se ne è follemente innamorato. “Il mio obbiettivo era costruire un’auto che fosse solo per me, questo è stato il mio motto” racconta. Il classico aspetto della candida livrea bianca con particolari neri non deve trarre in inganno: quest’auto, come ci tiene a precisare il proprietario, “è stata completamente restaurata e la sua ricostruzione è durata circa un anno e mezzo, in cui ci ho lavorato in media 25 ore a settimana”.

I risultati sono evidenti: ogni particolare risulta perfettamente integrato, a partire dal frontale proveniente da una 240Z, dominato dall’enorme bocca che consente al motore 2,6 litri di respirare al meglio, abbinato a uno splitter inferiore Xenon, per un’aggressività discreta e non eccessiva. Anche il posteriore arriva dalla 240Z, lo sportivissimo spoiler ’ducktail’ della BRE dà un tocco racing alla coda spiovente di questa signora classe 1975, acquattata sulle possenti ruote ROTA RBX 17×9.5j con pneumatici Falken 215/40 stretchati.

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Per ottenere un’accoppiamento perfetto con i passaruota 240ZG e dare la giusta ’stance’, Robin ha studiato a lungo le combinazioni di canale, ET e distanziali: il risultato è un trequarti posteriore da urlo, un’auto seduta su carreggiate allargate di ben 80 mm dietro e 50 mm davanti. I cerchi in stile classico, con razze brunite e enorme canale lucidato sono la ciliegina sulla torta del suo look, pulito e senza fronzoli.

Le parti come i paraurti e i passaruota sono stati verniciati riprendendo la verniciatura QM1 della Nissan Skyline, in modo da modernizzarne l’aspetto: via le cromature così in voga nei 70’s, benvenuto nero opaco! Ma nulla è solo estetica, ogni modifica è anche funzionale: le porte laterali e il cofano in vetroresina hanno permesso di risparmiare oltre 20 kg, mentre gli sfoghi dell’aria provenienti dalla 280Z hanno migliorato il raffreddamento del propulsore: poca apparenza, molta sostanza! Questa ricostruzione ha richiesto un grande lavoro in quanto sono state sostituite molte parti ormai irrimediabilmente intaccate dalla ruggine, particolari che Robin ha dovuto ricreare con le proprie mani: “Ho effettuato quasi tutte le lavorazioni da solo, con l’aiuto di mio padre e dei miei amici, tranne ovviamente la verniciatura”.

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All’interno troviamo lo stesso stile minimal: l’abitacolo è stato completamente svuotato, “sia per alleggerire l’auto sia per ottenere un look da vera racecar” racconta Robin, ed è stato installato un rollbar posteriore imbullonato color verde acido che ha provveduto lui stesso a costruire. La plancia è rimasta quasi completamente originale, eccetto un contagiri R Type con fondoscala a ben 10mila rpm (!), ma ha ricevuto un trattamento di floccatura, mentre il volante originale è stato sostituito con un QSP a calice che offre una presa migliore. I sedili sono stati sostituiti da OMP regolabili dotati di cinture a quattro punti di ancoraggio: feeling di guida assicurato!

L’unica concessione al comfort è stata una sorgente Kenwood, che invia il segnale a un 3 vie HCX della Hertz, supportato da due woofer supplementari installati nei pannelli posteriori in alluminio, appositamente realizzati, che integrano anche i filtri: “l’audio non era il mio obbiettivo, tuttavia sono contento della pulizia del suono che sono riuscito ad ottenere” sottolinea il proprietario. Robin ha anche provveduto a realizzare e installare dei pannelli porta in alluminio: peso contenuto al massimo, come si conviene a una vera auto da pista! A questo proposito, la parte saliente di questa auto è indubbiamente la meccanica, che è stata fatta oggetto di innumerevoli attenzioni ed accorgimenti: il motore da 2600 cc non è stato aperto, ma ha ricevuto un collettore 6-2-1 Janspeed, mentre l’aspirazione ha visto la lucidatura dei condotti e l’adozione di due carburatori 240Z con filtri in spugna. Questo ha spostato la curva di erogazione decisamente più in alto e ha costretto Robin a sostituire l’accensione con quella elettronica di una 280ZX per evitare perdite di potenza agli alti regimi.

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Il motore ha migliorato il proprio respiro grazie a uno scarico inox diretto Janspeed da 62 mm, e grazie ai silenziatori Simons e Invidia più permissivi è ora in grado di ruggire più forte che mai! Anche il telaio è stato adeguato ad un utilizzo spinto, con un set di coilover BC Racing regolabili, accoppiati a boccole poliuretaniche, fuselli modificati e piastre per regolare il camber fatte su misura. I freni sono stati completamente rivisti: i dischi Nissan 300ZX assicurano un mordente migliore, e la pressione viene inviata alle pinze anteriori Land Cruiser e posteriori S14 modificate attraverso una pompa freni Wilwood, gestita da un ripartitore QSP: le staccate al limite sono assicurate! Un’auto storica che di sicuro non è ancora giunta alla fine della sua storia, anzi ha ancora molto da migliorare: i piani? Un rollbar completo e un RB25 direttamente dalla Nissan Skyline.