Nissan 180SX ‘Gnurant, direttamente dal paradiso del drifting

Fresca vincitrice della finale del campionato francese di Drift ad Albì, con al volante il suo creatore e pilota Francesco Conti, questa è la ‘gnurant, una Nissan 180 sx che è la dimostrazione su ruote che il tutto è più della somma delle singole parti.

Questa macchina nasce da una leggenda. Anzi no, nasce da una favola. Anzi no, nasce da un sogno. Fermi, con calma: questa macchina, prima di tutto, nasce da un posto particolare. Un posto magico, un sogno per molti, un paradiso per alcuni. Un nirvana fatto di differenziali, trasmissioni, motori e chi più ne ha più ne metta. Questo giardino dell’eden meccanico si trova dietro l’officina di Conti e non è niente di più che il posto che Francesco usa per conservare tutti i pezzi che gli rimangono dalle varie auto che prepara. Sono tutti pezzi che, oggi no ma domani non si sa, alla fine tornano sempre utili. E alla fine sono tornati utili eccome, sono tornati utili per far vedere a tutti come diavolo si costruisce la macchina da drift perfetta, la macchina con cui dominare ogni volta che la si accende e, ovvio, la si mette di traverso. Allora sì, possiamo tranquillamente affermare che la Nissan che Conti usa per bastonare i suoi avversari in pista è venuta fuori dal paradiso. Questa Nissan, chiamata amichevolmente la ‘gnurant (ignorante in dialetto Milanese), è un agglomerato dei migliori pezzi che erano disponibili nel paradiso (la cosa curiosa è che lui stesso lo chiama così, dopo che il suo grande avversario/amico Ciortan Calin, indicando la mucchia di pezzi, ha esclamato “ma quello è il paradiso!”) e che Conti ha messo assieme per creare l’arma definitiva, la macchina che, più di ogni altra, è la sua macchina. Sua nel senso che l’ha creata lui, un po’ come quello che quella volta ci mise sei giorni, a sua immagine e somiglianza. L’unica cosa che mancava nel paradiso era il telaio. Per averlo c’è stato il bisogno di scendere negli inferi, lo sfasciacarrozze. 700 euro. Questo è quello che è bastato per salvare il telaio di una Nissan 180SX dall’oblio eterno. Settecento euro per un telaio del ’96 con 220mila kilometri sul groppone. Il telaio è stato poi riportato a nuovo (con sessioni in forno per allentare le tensioni strutturali) e sottoposto ad una cura a base di punti di saldatura durata 500 ore. 500 ore per creare la tela su cui dipingere la meccanica perfetta, 500 ore per resistere alle sollecitazioni di uno dei piedi più pesanti d’Europa.

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Ed il resto? Per il motore è stato scelto un VR38DETT ex Nissan GT-R. V6, 24 valvole, biturbo a cui sono stati cambiati i pistoni e le bielle e, già che ci siamo, a cui sono stati sostituiti i due turbo originali con due artigianali (prodotti dalla CBB Racing di Parma) con giranti su cuscinetti pronti a buttare dentro aria a badilate. Il cambio, un sequenziale Tractive a 5 marce, è stato adattato al motore costruendo una campana frizione nuova appositamente per lo scopo (frizione a tre dischi che a due si bruciava dopo dieci secondi). La trasmissione della potenza (della molta potenza, parliamo di circa 1000 cv) alle ruote posteriori avviene attraverso una vecchia conoscenza di Francesco. Albero e differenziale sono quelli della M3 E92 e, attenzione, sono quelli originali di fabbrica, così come uscivano dal concessionario (e questo la dice lunga sulla qualità delle auto della casa bavarese). Anche i semiassi, accorciati per questa applicazione, erano di una E92 mentre i mozzi arrivano da una R8, le pinze freno sono Subaru (due per ruota al posteriore) e la slitta apparteneva ad una Silvia S14. Silvia S14 come il frontale dell’auto (anche questo recuperato in paradiso) andando a creare quella che gli appassionati di auto giapponesi chiamano Sileighty. Tutto questo è stato sapientemente messo assieme e a punto andando a creare l’arma definitiva. Ma non è stato facile; specialmente è stato impegnativo far comunicare la centralina Motec M800 con il motore VR38DETT al punto che ci è voluto l’aiuto di Simone Toso per scrivere da zero il software di gestione motore. Ma anche questo, come la meccanica, è stato fatto tutto secondo le indicazioni e le volontà di Francesco andando a creare la macchina che, più di tutte le altre, è il vero prolungamento del suo piede, della sua testa e delle sue braccia. Anche gli interni di questo ferro da guerra sono esagerati. Completamente allestiti prendendo tutto il meglio dal catalogo OMP e Recaro, sono una vera gioia per gli occhi. Roll cage, indicatori e manettini ovunque (di cui di almeno uno ci sfugge l’utilità) per cercare di domare una bestia dalla potenza enorme. Francesco fa fatica a trovare le parole per descrivere le sensazioni di guida di questa macchina, tanto è perfetta (per lui) e tanto gli permette di far quello che vuole. Velocià di inserimento imbarazzanti, angoli di drift fuori dal senso comune, questa Nissan (possiamo chiamarla Nissan?) è semplicemente perfetta nel fare quello per cui è stata creata. Questa macchina è la dimostrazione meccanica che Il tutto è più della somma delle singole parti. E grazie a lei le vittorie si susseguono ma la fame non si placa. Per il prossimo futuro sappiamo che arriverà un singolo turbo al posto dei due attuali e che il radiatore, ora davanti, verrà spostato al posteriore lasciando quindi spazio ad un nuovo e, giustamente, più grande intercooler, perchè si sa, la potenza, come molte altre cose, non è mai abbastanza. Insomma, siamo sicuri che, quella che ora è “solo”ignorante”, presto diventerà ignorantissima.